Mantova Hotel - Guida Turistica

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Palazzo Ducale
  Per il Palazzo Ducale di Mantova è forse più giusto parlare di città-palazzo, in quanto il complesso architettonico è costituito da numerosi edifici collegati tra loro da corridoi e gallerie, ed arricchito da cortili interni, alcuni pensili, e vasti giardini. Già prima dell'avvento al potere dei Gonzaga erano stati edificati i primi nuclei del Palazzo, ma la storia del complesso si identifica soprattutto con quella della famiglia che governò la città fino al 1707. Tra le altre, celeberrima è la cosiddetta Camera degli Sposi (Camera picta) nel castello di San Giorgio, parte della "città-palazzo", affrescata da Andrea Mantegna e dedicata a Ludovico Gonzaga e a sua moglie Barbara di Brandeburgo. Diventata Mantova austriaca, le ristrutturazioni sono proseguite fino alla seconda metà del XVIII secolo per opera dei governatori inviati dall'Imperatore.
Il Palazzo Te
  o Palazzo de Te, costruito tra il 1525 e il 1534 a Mantova, è l'opera più celebre dell'architetto italiano Giulio Romano. Era situato su un'isola, ora non più tale a seguito di successive bonifiche ed interramenti, fuori le mura della città, e fu commissionato a Giulio Romano per Federico II Gonzaga. Si tratta di un edificio a pianta quadrata con al centro un grande cortile quadrato anch'esso, con quattro entrate sui quattro lati. L'entrata principale verso la città è una loggia, la cosiddetta loggia grande, all'esterno composta da tre grandi arcate su pilastroni bugnati. Sul lato di fronte, il lato ovest, l'apertura è un vestibolo quadrato, con quattro colonne che lo dividono in tre navate, la centrale coperta con una volta a botte e le due laterali con un soffitto piano (alla maniera dell' atrium descritto da Vitruvio e che tanto ha successo nei palazzi italiani del Cinquecento). Il palazzo ha proporzioni insolite (oltre a essere pieno di elementi bizzarri): si presenta come un largo e basso blocco, a un piano solo, la cui altezza è circa un quarto della larghezza. Tutta la superficie esterna è trattata a bugnato (comprese le cornici delle finestre e delle porte) e presenta un ordine gigante di paraste lisce doriche. Gli intercolumni però non sono tutti uguali e danno un'impressione di disordine. Il cortile ha un'ordine dorico anch'esso ma su colonne di marmo lasciate quasi grezze; è visibile una trabeazione dorica perfetta se non fosse per un triglifo sui lati est e ovest che sembra scivolare verso il basso al centro di ogni intercolumnio, come fosse un concio in chiave d'arco; su questi due lati anche gli intercolumni, come all'esterno, non sono tutti uguali. Tutti questi dettagli spiazzano l'osservatore e danno una sensazione di non finito all'insieme. Pare che il palazzo fosse anche dipinto, in origine, ma i colori sono scomparsi e le pitture sono visibili solo negli affreschi delle stanze interne. Tra le stanze più famose per gli affreschi vi sono la Sala dei Giganti, ricoperta dalle pareti al soffitto con una grande e illusionistica battaglia tra i Giganti che tentano di salire all'Olimpo e Zeus, e la Sala dei Cavalli, con i ritratti in grandezza naturale dei destrieri preferiti dei Gonzaga.
Rotonda di San Lorenzo
  La Rotonda di San Lorenzo è una chiesa di Mantova, fondata nel XI secolo quando la città era sotto la sovranità dei Canossa, ed è un bell'esempio di arte romanica. La chiesa è articolata su una pianta centrale completata da un'abside semicircolare, ed è caratterizzata da un matroneo che conserva lacerti di affreschi dei secoli XI-XII. Nel corso dei secoli l'edificio subì trasformazioni radicali; un suo progetto di trasformazione di Leon Battista Alberti (così come un'altro di Giulio Romano) non ebbe seguito, fino alla sua definitiva sconsacrazione, avvenuta verso la fine del XVI secolo. In seguito la Rotonda decadde abbastanza rapidamente: divenne prima un magazzino e poi, una volta scoperchiata, un cortile circolare all'interno del popoloso quartiere del Ghetto mantovano. I restauri arrivarono solo all'inizio del XX secolo; la chiesa fu liberata dalle sovrastrutture e dagli edifici che ne occludevano completamente la vista (la Rotonda di San Lorenzo non è infatti visibile nelle vecchie foto della piazza). Oggi si trova posta ad un livello più basso rispetto al piano di calpestio del resto della strada proprio per le secolari stratificazioni del suolo.
Basilica di Sant'Andrea
  La Basilica di Sant'Andrea è la più vasta chiesa di Mantova. Nata nel medioevo da un monastero benedettino (i cui unici resti sono il campanile gotico e un lato del chiostro sul lato destro), l'edificio fu rifatto, su progetto di Leon Battista Alberti, su istanza di Ludovico II Gonzaga. La prima cappella a sinistra contiene la tomba di Andrea Mantegna ed è stata decorata su suoi disegni; opera incompiuta dell'artista padovano è il bel Battesimo di Cristo sulla parete destra. Tra le altre opere d'arte si segnalano una pala di Lorenzo Costa il vecchio e gli affreschi della cappella di San Longino (sesta a destra), su disegni di Giulio Romano. La cupola fu aggiunta nel 1732 da Filippo Juvarra, che si ispirò a quella borrominiana di Sant'Andrea delle Fratte
Palazzo della Ragione
  Fu edificato intorno al 1250.Al piano terreno il palazzo ospitava, come ora, numerose botteghe, mentre nell'ampio salone al piano superiore, si amministrava la giustizia. Vi si accede tramite una ripida scala posta sotto la Torre dell'Orologio costruita su disegno di Luca Fancelli tra il 1472 e il 1473, che contiene lo splendido orologio astronomico di Bartolomeo Manfredi. Nel salone sono visibili i resti di affreschi di grande interesse storico recentemente restaurati.
Palazzo del Podestà
  Il Palazzo del Podestà fu costruito nel dodicesimo secolo e doveva essere il centro amministrativo del comune di Mantova. Fu poi modificato diverse volte nel corso dei secoli. I portici e la Torre dell'orologio risalgono alla seconda metà del Quattrocento. Dal 1997 il Palazzo è la sede espositiva dei Musei Civici di Mantova. Al piano terra, il Palazzo del Podestà ospita negozi, bar e ristoranti.
Duomo
  La Cattedrale di San Pietro, nella centralissima piazza Sordello, è la sede vescovile di Mantova. Di origine paleocristiana, ma ricostruita in età medievale (fu riedificata probabilmente da Matilde di Canossa), la chiesa, inizialmente in stile romanico (di quest'epoca è ancora il campanile), venne ampliata agli inizi del XV secolo sotto l'egida di Francesco I Gonzaga. La splendida facciata mistilinea in marmo, dotata di un protiro, rosoni e pinnacoli, progettata da Jacobello e Pierpaolo dalle Masegne, andò perduta nel XVIII secolo ma è testimoniata da un prezioso dipinto di Domenico Morone. In questi anni il duomo fu affiancato da due file di cappelle gotiche, ornate da guglie e cuspidi in marmo e in cotto, anch'esse progettate da Jacobello dalle Masegne, la cui struttura muraria è ancora visibile nel fianco destro. Nel 1545 il Duomo fu ristrutturato da Giulio Romano, che lasciò intatte la facciata e le pareti perimetrali ma modificò sostanzialmente l'interno, trasformandolo in forma simile all'antica Basilica di San Pietro a Roma in versione paleocristiana, prima dell'intervento di Bramante e Michelangelo. Tale scelta può essere messa in rapporto con le simpatie evangeliste del cardinale Ercole Gonzaga, committente dell'opera, in polemica con la politica papale di quegli anni. La morte di Giulio Romano nel 1546 segnò una lunga interruzione dei lavori, che continuarono sotto la guida di Giovan Battista Bertani alterando probabilmente il promo progetto, specialmnte nella realizzazione del presbiterio. Lo spazio attuale, apparentemente lungo e stretto, è costituito da cinque navate (alternativamente coperte a volta e con soffitti piani) affiancate da due file di cappelle, i cui altari sono ornati da pale dei più importanti artisti del manierismo mantovano (le tele di Paolo Veronese e Giulio Campi, le più importanti del ciclo, non sono oggi più a Mantova). Tra le opere d'arte si segnalano un sarcofago paleocristiano, gli affreschi del battistero (inizi del XIV secolo), la Cappella dell'Incoronata, di architettura simile alle idee di Leon Battista Alberti, e la sacrestia (un tempo Cappella dei Voti), con la volta affrescata da un seguace di Andrea Mantegna.
Tempio di San Sebastiano
  Iniziato nel 1460 su progetto di Leon Battista Alberti, fu completato nel 1529 e adibito a diversi usi nel corso dei secoli.
-Casa del Mantegna (situata in via Acerbi n.47).
  Dimora del pittore Andrea Mantegna, sorse su un terreno donato dal marchese Ludovico Gonzaga che lo nominò pittore di corte nel 1457. È un edificio quadrato di mattoni rossi con al centro un cortile cilindrico spalancato su un tondo di cielo, riproposto nella celeberrima Camera degli Sposi in Palazzo Ducale.
-Palazzo D'Arco
  Fu costruito nel 1784 dall'architetto Antonio Colonna per la famiglia di origini trentine dei D'Arco. Caratterizzato dall'ampia facciata neoclassica ispirata all'arte del Palladio, il Palazzo è sede museale per i tesori d'arte che contiene: tuttora arredato con i mobili della casata ospita importanti collezioni artistiche tra cui spiccano le tele settecentesche di Giuseppe Bazzani, una biblioteca di oltre seimila volumi e una collezione di strumenti scientifici.
-Teatro Bibiena
  Il Teatro Scientifico dell'Accademia, capolavoro di Antonio Galli Bibiena (1697-1774) fu inaugurato il 3 dicembre 1769. Poche settimane dopo, il 16 gennaio 1770, ospitò un concerto di Wolfgang Amadeus Mozart, non ancora quattordicenne. L'austera facciata neoclassica, opera del Piermarini, sembra celare la fantasiosa espressione tardobarocca del teatro che tanto entusiasmo suscitò in Mozart padre. Nello stesso edificio ha sede l'Accademia Nazionale Virgiliana fondata nel 1768.
Palazzo San Sebastiano - Museo della Città
  Il Palazzo di San Sebastiano, edificato e decorato tra il 1506 e il 1508, fu dimora signorile di Francesco II Gonzaga. Dopo anni di abbandono il palazzo è stato attualmente restaurato per divenire sede prestigiosa della Sezione Storica del Museo della Città. Situato al margine meridionale della città, e inserito in una prestigiosa simbiosi urbanistica e monumentale con la chiesa albertiana di San Sebastiano, la Casa del Mantegna e Palazzo Te, il palazzo diventa oggi il centro di raccolta di significative opere di proprietà comunale, di documenti e di studi sullo sviluppo urbanistico e architettonico della città, luogo privilegiato di accesso al sistema diffuso dei musei e monumenti civici. L'edificio ospita il Centro di Documentazione delle Collezioni Civiche ed è sede di due importanti fondazioni ( Centro Leon Battista Alberti e Mantova Capitale Europea dello Spettacolo ) che ricoprono un ruolo fondamentale nella vita culturale della città. Negli ambienti del museo verranno inoltre installate alcune postazioni informatiche multimediali tramite cui si potrà gratuitamente accedere al web, alla banca dati e a tutto il materiale messo a disposizione per la consultazione.
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
  Attualmente sono aperte alla visita solo le sale di esposizione temporanea. Il Museo è ancora in fase di allestimento. E' stato situato in quello che fu il Mercato dei Bozzoli di Mantova. L'area sulla quale si trova attualmente l'edificio è inscritta nel perimetro di Palazzo Ducale, vantando un glorioso passato: dalla metà del '500 alla fine dell''800 fu sede del Teatro di Corte dei Gonzaga e poi dell'impero asburgico. Il territorio dell'attuale provincia di Mantova si presenta, da un punto di vista archeologico, come uno dei più ricchi della Lombardia. L'ordinamento e i supporti didattici presenti attualmente rispecchiano quelli del futuro museo. Il sistema adottato segue, infatti, sia criteri cronologici che topografici; la storia dell'intero territorio mantovano viene portata all'attenzione del visitatore, partendo dalla preistoria fino ad arrivare al Medioevo. Al termine del percorso si incontra la sezione dedicata alla città di Mantova, straordinario palinsesto in cui sono sovrapposte tracce di gran parte delle fasi storiche succedutesi nel territorio: dalla città etrusca alle testimonianze longobarde e rinascimentali. E' previsto un sistema di rotazione dei materiali esposti. Attualmente il visitatore, dopo aver potuto osservare, nell'ingresso, il plastico del futuro museo, entrando nella sala inizia la visita, a sinistra, con la sezione dedicata al territorio.
MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA "FRANCESCO GONZAGA"
  Il Museo Diocesano d'arte sacra nasce in risposta a due esigenze importanti: da un lato come tutela della vasta quantità di oggetti sacri e arredi liturgici confluiti in sacrestie e oratori in seguito a riforme religiose, estinzioni di confraternite, abbandoni di chiese e cappelle, dall'altro come strumento divulgativo al pubblico del patrimonio artistico ecclesiastico inteso come rapporto tra cultura, arte e liturgia. Raccogliendo in un'unica sede espositiva il patrimonio artistico, culturale e religioso di tutto il territorio della Diocesi mantovana, il Museo assolve da una parte la fondamentale funzione di conservazione e di catalogazione dell'opera d'arte, dall'altra quella non meno importante di esporre l'opera stessa alla fruizione pubblica. Inserendo le opere d'arte sacra (tele, statue, oreficerie, corali miniati, paramenti,…) in un percorso museale viene conservato il riferimento alla chiesa d'origine e alla memoria della devozione popolare, e si sottolinea la continuità storica della Chiesa sul territorio. Numerose opere affluite dalle parrocchie della Diocesi, che ne rimangono proprietarie, sono non di rado utilizzate per le liturgie solenni. L'idea di adibire parte del monastero di Sant'Agnese dei Padri Agostiniani a sede espositiva nacque grazie all'interessamento di monsignor Luigi Bosio negli anni Settanta e all'impegno di monsignor Ciro Ferrari nel decennio successivo. La mostra del 1974 "Tesori d'arte nella città dei Gonzaga" rivelò la straordinaria ricchezza del patrimonio artistico della Diocesi di Mantova, ponendosi come antecedente della formazione del Museo Diocesano di Arte Sacra. La fondazione del museo risale al 18 marzo 1983.
SINAGOGA EBRAICA "TEMPIO NORSA"
  L'attuale Tempio di via G. Govi n.13 è la trasposizione precisa e completa, realizzata agli inizi del Novecento, dell'antica e privata Sinagoga Norsa - Torrazzo, già esistente nel 1480 all'interno del Ghetto. Nel 1513 Papa Leone X accordò la Bolla di riconoscimento ufficiale al titolo di "Scola", denominazione dei luoghi di culto, studio e discussione religiosa. La Sinagoga di oggi, dichiarata monumento nazionale, è l'unica rimasta delle sei che originariamente costituivano e vivacizzavano la vita religiosa e cultura ebraica della città. Entrando nella sala rettangolare, ad oriente si trova l'Arca Santa ( Aron ha-Kodesh ) che custodisce i Rotoli della Legge ( Meghilloth - Toràh ) e di fronte, sulla destra, spicca il pulpito ( Tevàh ), entrambi in legno finemente lavorato ed arricchiti da preziosi paramenti ricamati. Di particolare fattura ed originalità l'ampio complesso, interamente in ferro battuto, costituito da una cornice rettangolare che sostiene lampadari cifrati con il nome della Famiglia. Poiché la tradizione ebraica vieta l'adorazione di immagini, come impone il II Comandamento, le pareti sono ornate da stucchi che riportano versetti biblici. Nell'ampio edificio, oltre alla sinagoga, si trovano le sedi sia della Comunità Ebraica che dell'Associazione Culturale Mantova Ebraica . L'ultimo piano è interamente dedicato agli Archivi, Storico con documenti originali del periodo 1522 - 1861 ed Amministrativo dal 1861 ai giorni nostri, oltre a spartiti di musiche sacre ottocentesche, registri di Stato Civile e Sentenze del Tribunale Ebraico.
CASA DEL MANTEGNA
  Eretta a partire dal 1476 sul terreno donato all'artista dal Marchese Ludovico II Gonzaga, la casa si presenta molto semplice all'esterno con una volumetria cubica, entro la quale è inserito un cortile cilindrico, quasi una piccola piazza di sobria ed austera eleganza. Attorno a questo cortile, sono disposte le stanze, oggi adibite dall'Amministrazione Provinciale di Mantova a spazi espositivi. La singolare concezione dell'edificio fa ritenere che l'autore del progetto sia stato lo stesso Mantegna. In pianta il cerchio si inscrive nel quadrato: l'evidente allusione alla simbologia del divino rimanda alle teorizzazioni dell'Alberti e allo spirito ricettivo dell'artista, una dimensione che è anche sottilmente suggerita dal motto Ab Olympo che troviamo iscritto sopra uno dei portali. L'intera costruzione sembra dunque ruotare intorno a questo nucleo rotondo che, per la sua forma, si distacca da ogni altro cortile della Rinascenza e sottolinea ulteriormente l'originalità del Mantegna.